Il Porto Sant’Elpidio Basket, in merito agli episodi avvenuti durante la gara del campionato Under 18 con la Real Basket Pesaro, esprime attraverso questa nota la propria posizione.
Il basket a Porto Sant’Elpidio vanta oltre 65 anni di storia e mai il nome di questa società è stato accostato alle parole razzismo e discriminazione, così come mai nessun suo tesserato è stato perseguito per tale gravissimo capo d’accusa. Il nostro universo cestistico è multietnico: la prima squadra che affronta il campionato nazionale di Serie B è composta anche da un montenegrino e da un brasiliano, la formazione iscritta al campionato di Serie D regionale vanta la presenza di un ragazzo senegalese cresciuto e coccolato come un nostro figlio fin dal suo sbarco in Italia, nell’under 18 in questione c’è un ragazzo di madre russa e padre marocchino, nelle categorie a scendere la mescolanza di razze ed etnie è ancora più marcata con ragazzi della Costa d’Avorio, romeni, albanesi, indiani, cinesi, cingalesi i quali si allenano, giocano, vanno a scuola e crescono insieme agli italiani. Il razzismo e la discriminazione non appartengono assolutamente al nostro mondo, l’integrazione e l’accoglienza sì e testimoni sono proprio coloro che compongono il nostro movimento e che lo rendono da sempre stimato ed apprezzato in qualsiasi parte d’Italia dove abbiamo avuto modo di farci conoscere.
Condanniamo e stigmatizziamo qualsiasi forma di razzismo e ci accodiamo alle parole del signor Magnifico quando dice che il basket “debba offrire possibilità di conoscenza e di socializzazione tra ragazzi anche di culture diverse e, in questo senso, può essere inteso come veicolo di valori positivi, di educazione, civiltà ed umanità”.
Tutto vero, ma ciò che è accaduto nella palestra di Montelabbate nulla ha a che vedere con il razzismo. Abbiamo atteso prima di dare la nostra versione dei fatti perché ci siamo sentiti in dovere di andare a fondo e ricercare a tutti i costi la verità. Abbiamo voluto guardare negli occhi uno ad uno i nostri ragazzi, abbiamo cercato il loro sguardo quando abbiamo chiesto cosa fosse successo. E quando dei ragazzi di 17 anni con le lacrime agli occhi ti giurano di non aver detto e fatto nulla di quello che la gogna mediatica ci addita, allora ci resta davvero difficile non prendere una posizione netta.
Il nostro racconto parte dall’epilogo di una gara, quella andata in scena lo scorso 14 Gennaio, che nonostante il destino ormai segnato a nostro favore viene ancora giocata con ardore e agonismo da entrambe le squadre. Pesaro, come giusto che sia, pressa proprio fino all’ultimo istante ed un nostro atleta liberandosi dalla marcatura realizza sulla sirena gli ultimi due punti. Da qui si accendono gli animi con la squadra di casa che imputa al nostro ragazzo di aver infierito nonostante il largo vantaggio. Nasce un battibecco come spesso accade sui campi, si prosegue nello spogliatoio con le due squadre che si stuzzicano battendo i pugni sulla parete che divide i due spogliatoi. A quel punto parte l’usuale coro con il quale i nostri festeggiano ogni vittoria, ovvero il conosciutissimo e famosissimo “Geyser Sound” ereditato dai tifosi islandesi. Sì, forse i ragazzi lo fanno per provocare e deridere, chissà, ma resta tutto nella lecita vena goliardica di una gara tra diciassettenni. E’ qui che però nasce l’enorme fraintendimento con l’arbitro e gli avversari che confondono gli “uh” del famoso coro con dei “bu” razzisti mai e poi mai pronunciati dai ragazzi. L’espressione poi “scimmia di m….”, come riportato dal sig. Magnifico e da alcuni quotidiani, non è stata pronunciata assolutamente da nessun nostro tesserato, tant’è che non viene riportata nel rapporto arbitrale il quale sottolinea anche l’impossibilità di individuare con certezza i responsabili dei presunti cori e la loro natura.
E’ di una gravità inaudita accusare di un espressione di tale portata non si sa chi, perché ad oggi ancora non ci è stato detto chi è che avrebbe pronunciato questa frase. E’ incredibile che un consigliere federale quale è il sig. Magnifico esca su tutti i giornali nazionali e regionali, sulle radio, sui social e sui portali on line senza prima sincerarsi di quello che presume di aver sentito dire. Non era forse più lecito fare una telefonata e cercare un chiarimento tra le società?
Invece no, si vuole cavalcare l’onda mediatica e dare in pasto all’opinione pubblica una città, una società e delle persone che fanno dell’accoglienza e dell’integrazione i capisaldi dei propri valori. Si preferisce cercare lo scontato placet dei leoni da tastiera sempre pronti ai processi virtuali, utilizzando la stampa che ha la possibilità di riempire una pagina, o di ottenere qualche visualizzazione in più.
Chi si arroga il diritto di fare certe dichiarazioni e di riportare virgolettati detti da non si sa chi, ne dovrà eventualmente rispondere nelle sedi opportune, perché non intendiamo minimamente recedere dalla nostra posizione. Siamo convinti di essere nel giusto e crediamo agli occhi sinceri dei nostri ragazzi che vivono quotidianamente in un ambiente multirazziale e che amano e rispettano il prossimo, qualsiasi sia il colore della sua pelle.
Siamo sconcertati e sgomenti per la cassa di risonanza negativa che questo episodio ci ha creato, ma nonostante ciò tendiamo la mano al ragazzo di Pesaro e alla sua società, siamo aperti al dialogo e siamo convinti che guardandoci negli occhi e parlando da persone civili ed educate quali tutti siamo potremo archiviare questa spiacevole vicenda. Un’altra grande occasione per rinsaldare l’amicizia che ci lega a Pesaro come a tutte le altre società, l’avremo in occasione della gara di ritorno ad Aprile, quando i nostri amici potranno toccare con mano l’ospitalità, l’educazione e l’accoglienza che caratterizza la nostra società e la città di Porto Sant’Elpidio.
Marco Biagetti
Area Comunicazione Porto Sant’Elpidio Basket